Famiglie

Questo post è un tributo alle famiglie dei pazienti. I miei pensieri sono rivolti in particolare a quelle famiglie con parenti che hanno avuto un esito  sfavorevole, gravi complicanze o che purtroppo non sono sopravvissuti all’intervento.

Essere confrontati con la necessità di sottoporsi ad intervento cardiochirurgico è destabilizzante non solo  per il paziente, ma anche per la sua famiglia (e per famiglia intendo tutte le persone che hanno una stretta relazione con il paziente).

Ciascuno dei membri familiari vive questa esperienza a modo suo: fondamentalmente però il tipo di reazione della famiglia viene influenzata dalla maniera in cui il paziente stesso affronta la notizia.

I parenti attraversano diversi stati d’animo prima, durante e dopo l’intervento chirurgico: chi sostiene il paziente nella sua decisione di essere operato esprimendo anche le proprie paure, chi si sente terrorizzato da pensieri negativi, chi spinge il paziente verso la decisione di procedere. Chi, ancora, si esprime contro l’intervento chirurgico. Una cosa è sicura: l’impatto di un intervento chirurgico sulla famiglia è significativo.

Dalla mia esperienza personale so come ci si sente quando si aspetta la fatidica telefonata del chirurgo dopo aver incoraggiato un parente verso l’intervento chirurgico. Questi sentimenti sono incisi nella mia memoria e nella mia anima.

Lo scenario più frequente è il risultato positivo, che scioglie la maggior parte delle tensioni: paziente e familiari si sentono sollevati. Ciò tuttavia non significa automaticamente un processo di guarigione senza problemi, visto che il peso per la famiglia che si occupa di un paziente appena operato non è indifferente e viene solo alleviato con il tempo e il progresso del paziente. Buona volontà, attitudine positiva e comprensione reciproca dei disagi individuali sono certamente gli ingredienti per terminare in maniera ottimale il periodo post-operatorio.

Nonostante tutti gli sforzi del corpo medico ed i progressi in medicina, può tuttavia succedere che l’esito dell’intervento non sia positivo. Per la famiglia è devastante quando il medico annuncia che il loro caro abbia avuto una complicazione maggiore o addirittura che sia deceduto. Un intero mondo crolla e ogni tipo di reazione è normale e comprensibile: dal comportamento aggressivo alla perdita del controllo emotivo o ancora alla depressione acuta. Può nascere ogni genere di conflitto: verso il chirurgo, verso altri membri della famiglia o anche verso sé stessi, per aver influenzato la decisione del paziente di sottoporsi all’intervento chirurgico, che a questo punto si mette fortemente in dubbio.

Nonostante sia anche per noi un duro momento ed una sconfitta personale, è nostro dovere come chirurghi stare accanto alle famiglie e fare del nostro meglio per aiutarle ad affrontare questa situazione. Nascono molte, tantissime domande alle quali bisogna rispondere onestamente e con calma, sensibilità ed empatia.

Mi sento molto vicino a tutte quelle persone che devono attraversare quello stress emozionale di dover decidere, aspettare ed affrontare le difficoltà. Mi sento soprattutto molto vicino e emozionalmente coinvolto con chi deve purtroppo piangere la morte di un suo caro. A tutte queste famiglie esprimo il mio massimo rispetto.

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NB: per il lettore di questo post può essere importante sapere che l’équipe chirurgica viene sottoposta a debriefing dopo ogni esito fatale. Questi casi vengono profondamente analizzati, dove anche le decisioni e scelte tecniche vengono messe in discussione. Offriamo alle famiglie un supporto psicologico così come anche al personale medico e paramedico che è stato implicato nell’intervento.

PS: Un grazie di cuore a Arianna, Francesca e Verusca. È dall’inizio della mia carriera medica che il rispetto per il paziente ed i suoi parenti sono per me al primo posto. Ma il mio incontro con voi e il vostro atteggiamento gentile e dignitoso nonostante il dolore e la sofferenza mi hanno ispirato a scrivere questo post. Vi ringrazio.